Con il parere unanime della Giuria, il Premio Honoris Causa per la XXXVIII Edizione del Premio Gambrinus Giuseppe Mazzotti, è stato assegnato a Brunello Cucinelli, imprenditore – filosofo del cachemire ed esponente del lusso made in Italy in chiave etica.
Nel borgo medievale di Solomeo (in provincia di Perugia) ha creato un nuovo modo di fare business, da lui chiamato “capitalismo umanistico”. Con grande attenzione per l’importanza del lavoro artigianale e della tutela dell’ambiente da parte di tutti, ha costruito in oltre quarant’anni un’azienda e un marchio made in Italy di alta gamma diventati oggi globali e, insieme, una struttura produttiva diffusa, un modello di “fabbrica” e di “produzione” più rispettosi delle persone e dell’ambiente, capaci di preservare il patrimonio artigianale, artistico e culturale della sua regione e non solo. Non ultimo, nel luglio di quest’anno, segnato dalla pandemia da coronavirus, ha fondato il progetto Brunello Cucinelli for Humanity per donare i capi invenduti per effetto del Covid-19 (pari ad un valore di 30 milioni di euro) ai più bisognosi, e ha deciso negli ultimi mesi di non voler alzare i prezzi nonostante le perdite dei mesi precedenti, ma di sviluppare invece un nuovo percorso di sostenibilità ambientale e sociale, su spinta degli effetti conseguenti della pandemia.
Il Consiglio Direttivo del Premio ha motivato la scelta del riconoscimento con la seguente motivazione:
Per il suo appassionato, tenace e coraggioso impegno nel delineare un capitalismo umanistico, mettendo la sua azienda al centro della “vita comune” e realizzando quel proposito che identifica un’impresa non soltanto in una proprietà privata ma in un intero “bene sociale” per la collettività. Nel coniugare la difesa della bellezza dei prodotti e del Creato con lo sviluppo della promozione e dei valori umani. Nell’aver promosso il sapiente restauro del borgo di Solomeo, nel cuore dell’Umbria, facendo risorgere edifici antichi e nuove meraviglie e scegliendo di fare di quel borgo il centro della sua vita familiare, imprenditoriale e sociale. Nell’essere riuscito, in quest’ultimo obiettivo, guidato dalle parole di San Benedetto da Norcia e dei grandi autori classici, a combinare al meglio la spiritualità del luogo alle tradizioni fatte di tecniche artigianali e di costante lavoro. Nella sua figura e nel suo operato, nel segno del Bello e della Restituzione, i giurati del premio nato nel Veneto vedono concretizzarsi le parole con cui da Venezia nel lontano Quattrocento un economista da poco riscoperto, Benedetto Cotrugli, definiva l’imprenditoria “alla stregua di un’arte” e il Mercante perfetto “quell’uomo di cultura che – guidato dalla doverosa rettitudine – è così sensibile da interessarsi ai luoghi nei quali opera, sapendone valutare la situazione politica, il diritto e le consuetudini vigenti, al fine di condurre con successo i propri affari”.
Proprio qualche giorno fa Brunello Cucinelli è intervenuto nella stampa nazionale firmando una lettera aperta, con la quale intende ribadire l’importanza e necessità di stringere un nuovo “contratto sociale con il Creato”. Mostrando la sua sintonia con i temi del Premio e le battaglie dello stesso Mazzotti per la tutela del paesaggio e della Terra, scrive l’imprenditore: “sembra di assistere ad una sorta di lotta tra la biologia e la terra, che dura a lungo, ed ecco, infine, che lo stesso Creato ci ha chiesto aiuto. Ora credo che spetti a noi, persone umane, come imperativo morale, rispondere a tale richiesta importante e urgente; e penso a una sorta di nuovo contratto sociale con il Creato. (…) Il contratto che io immagino è nuovo perché non riguarda soltanto le persone umane, ma include anche ogni altro elemento del Creato. (…)”
“Così mi piace sognare – conclude la lettera – che le generazioni future potranno vivere dove riterranno di riconoscere la loro patria, e avranno il mondo intero come scelta libera; se sapranno vedere nelle grandi migrazioni delle genti un’opportunità piuttosto che un pericolo, se per loro la riparazione e il riuso degli oggetti prevarrà sulla tentazione dello scarto, se lo Stato e le leggi non saranno ritenuti obblighi imposti ma mezzi di vita civile da rispettare per una vita più giusta; se sapranno sviluppare tecnologia e umanità come sorelle amabili, se ogni angolo del pianeta sarà considerato patrimonio di tutti e di ciascuno e infine, se, come pensava Adriano Imperatore, sapranno considerare i libri come i granai dell’anima, saranno felici. Tale è il contratto sociale che mi piacerebbe stipulare con il Creato, tale l’aiuto che sento di voler dare come risposta amabile ad un custode così premuroso”.