Quello per la montagna, fu per Giuseppe Mazzotti un amore precoce, appassionato e lungo una vita.
Lo visse in prima persona, da alpinista cittadino ma sempre pronto ad andar per monti.
Come scrittore, colto e pungente. E infine come divulgatore e promotore della tutela dell’ambiente alpino.
In questo fu sicuramente uno dei primi, e senza dubbio tra i più ferventi.
La visione del Mazzotti
Nei tanti scritti del Mazzotti dedicati alla montagna emerge un approccio di rispetto quasi spirituale verso l’ambiente montano.
La montagna è bellezza, contemplazione, ispirazione, elevazione.
È natura allo stato primitivo, è incontro tra l’uomo e qualcosa di più grande e tra l’uomo e se stesso. È fatica e conquista, piacere e pena, è la più pura e accessibile forma di felicità.
E se Mazzotti esplora, divulga e condivide i pensieri e le emozioni di chi come lui è legato da un vincolo profondo con la montagna, non perde occasione anche di comunicare, spesso con la consueta ironia, cosa la montagna per lui non dovrebbe essere.
Ne La montagna presa in giro ci offre un’esilarante panoramica di quella grande varietà di casi umani che popolavano, e continuano a farlo ancora oggi, le montagne: dagli “alpinisti di ferragosto” ai “leoni da montagna”, lupi di mare d’alta quota.
Un suo bersaglio frequente sono gli “arrampicatori acrobatici” per i quali conta solo la sfida tecnica e il grado di difficoltà, troppo concentrati sulla roccia per rendersi conto di quanta bellezza ci sia in un fiore alpino.
Si badi bene. Mazzotti era uno scalatore navigato e in gioventù si cimentò in imprese non da tutti – famosa è la prima ascensione della parete Est del Cervino nel 1932.
Ma faceva parte di quella categoria di alpinisti che pur di non intaccare la purezza della montagna si riportava a casa i chiodi da scalata.
L’impegno verso la montagna
Per tutta la vita Mazzotti si impegnò nel promuovere la salvaguardia dell’ambiente alpino.
Sono molti gli articoli pubblicati negli anni sulle riviste del Touring Club Le vie di Italia e Qui Touring.
Consistente è anche la produzione saggistica: dalla Montagna presa in Giro a Introduzione alla montagna, passando per Alpinismo e non alpinismo fino alla Grande parete, solo per citare i più conosciuti.
Fu inoltre tra i soci del G.I.S.M. (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna) e fondatore della sezione CAI di Treviso. Importantissima è l’opera di sensibilizzazione portata avanti come accademico del CAI, che risultò nell’inserimento all’interno dello statuto della tutela dell’ambiente alpino, oggi di primaria importanza per l’associazione.
Il ruolo e il “peso” dell’azione del Mazzotti può però essere stimato correttamente solo tenendo conto di un fattore non poco rilevante: all’epoca, non esisteva alcun movimento, rivista o associazione – con esclusione del CAI – legati alla tutela della montagna.
Chi ha portato e porta avanti il pensiero del Mazzotti
Sul fronte della divulgazione letteraria e “sentimentale” nei confronti della montagna, va assolutamente citato il Gruppo Italiano Scrittori di Montagna, premiato proprio recentemente ad Asiago con il premio “Lampadiere dell’ambiente”.
Altri alpinisti coevi del Mazzotti condividevano con lui, ognuno a modo suo, la visione naturalistica e quasi mistica delle alte cime.
Parliamo di Tita Piaz, Armando Aste, Emilio Comici e Walter Bonatti – con quest’ultimo in particolare ci fu sempre sintonia di vedute.
Mazzotti purtroppo non fece in tempo a vedere la nascita del movimento per la Mountain Wilderness in Italia, con il quale avrebbe condiviso molti aspetti, e molto probabilmente avrebbe apprezzato l’approccio esplorativo e rispettoso di molti praticanti del trekking.
Siamo però sicuri che oggi sarebbe fiero del lavoro di Fausto De Stefani, Reihnold Messner e Nives Meroi per la diffusione del rispetto e la salvaguardia dell’ambiente montano.
Proprio a quest’ultima, tra una settimana verrà assegnato il Premio Honoris Causa, durante la cerimonia di premiazione della XXXVII edizione del Premio Gambrinus Giuseppe Mazzotti.