Motivazione del Consiglio Direttivo

Il Consiglio Direttivo con il parere unanime della Giuria del Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti”, per il suo appassionato, tenace, coraggioso impegno nei confronti degli esclusi degli ultimi e degli emarginati e per un cambiamento culturale, sociale ed etico finalizzato alla scomparsa di ogni genere di malaffare, di illegalità e di ingiustizia nonché la particolare attenzione  ed efficace coerente responsabile azione rivolta alla difesa dell’ambiente e del paesaggio gravemente minacciati dall’inquinamento, dalla cementificazione selvaggia, dalle discariche abusive, ecc., ha deciso di assegnargli il Premio “Honoris Causa” che verrà consegnato nel corso della cerimonia delle premiazioni della XXXVI edizione del Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti”.


Biografia

Don Luigi Ciotti (Pieve di Cadore, 10 settembre 1945) è il sacerdote che ha fondato il Gruppo Abele e Libera e che per il suo impegno a favore della giustizia e della legalità vive minacciato dalla mafia.

Nato all’ombra dell’Antelao («Sono un montanaro, da sempre iscritto al Club Alpino Italiano, sezione Pieve di Cadore», dice di sé e del legame con le sue origini), nel 1950 è emigrato a Torino con la famiglia.

Attivo nel sociale, nel 1965 ha fondato il gruppo di impegno giovanile Gruppo Abele, che negli anni si è occupato, tra l’altro, delle persone in difficoltà e di combattere dipendenze di ogni tipo (alcolismo, droghe, gioco d’azzardo), aprendo comunità e utilizzando come strumenti soprattutto la comunicazione e la cultura come forme di prevenzione. Nel 1992 fonda il mensile Narcomafie e il suo impegno si amplia al contrasto alle mafie con la nascita nel 1995 di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, che coordina oggi oltre 1.600 realtà nazionali e internazionali che si occupano in vario modo del contrasto alla criminalità organizzata. Con Libera don Ciotti intende promuovere la cultura della legalità, della solidarietà e dell’ambiente. Per questo l’associazione avvia percorsi di collaborazione con università e scuole.

“Dobbiamo ricominciare a parlare di più il linguaggio dell’ambiente – ha dichiarato lo scorso anno – che è poi il linguaggio della cultura e della vita. Riflettere sempre sui diversi aspetti del degrado ambientale significa capire le ragioni culturali e politiche che mettono a rischio la sopravvivenza del nostro pianeta. Bene l’inserimento degli eco-reati nel codice penale, ma dobbiamo essere consapevoli che la tutela dell’ambiente non può essere imposta per decreto: va trasmessa, insegnata, interiorizzata dentro la nostra coscienza”.

Per il sacerdote è fondamentale che l’economia ritrovi un legame con l’ambiente e con l’ecologia. L’ecologia è il fondamento dell’economia, è la visione d’insieme che orienta i processi economici al bene comune, nel rispetto della dignità delle persone, dei ritmi della natura e delle leggi della vita. Se l’economia perde questo riferimento diventa, ribadisce spesso, una forza distruttrice.

Don Ciotti è in prima linea anche contro le ecomafie e le agromafie, che ha definito “le più distruttive tra le attività criminali”: ad esse secondo il sacerdote bisogna opporre la tutela della natura e la legalità ambientale e in questo senso si è battuto per la difesa del Corpo forestale dello Stato, insostituibile presidio nella lotta alle mafie.

Don Ciotti condivide con Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, la visione della terra e dell’alimentazione, ponendo l’accento sull’importanza di scelte consapevoli e mettendo altresì in luce un aspetto sempre troppo poco ricordato: il diritto al gusto ed al piacere della tavola come momento di condivisione di storie, valori e scambio culturale.

Giornalista pubblicista dal 1988, collabora con vari quotidiani e periodici nazionali, tra i quali La Stampa, l’Avvenire, l’Unità, il Manifesto, Il Sole-24 Ore, il Mattino, Famiglia Cristiana.